I numeri parlano chiaro: se per la maggior parte dei beni di consumo continua la gelata, per il mercato della birra è finalmente primavera e nel Bel Paese si si torna a parlare di crescita.
Il consumo di birra in Italia nel 2016 ha segnato un +1,6%, raggiungendo 19 milioni di ettolitri a fronte dei 18,7 milioni del 2015. Parallelamente, cresce anche il consumo pro-capite, passando dai 30,8 litri per abitante nel 2015 a 31,5 nell’anno successivo, un dato importante perché segna il valore più alto dalla crisi economica del 2008 (stime HEINEKEN Italia).
I numeri della birra "Made in Italy"
Con la crescita dei consumi della bevanda luppolata di conseguenza aumenta anche la produzione. Dal 2010 la birra batte nettamente la produzione dei beni di consumo e dal 2013 accelera con decisione, superando costantemente l'aumento della produzione complessiva di bevande (alcoliche e non). Un trend di crescita che sembra confermarsi anche all'inizio del 2017. A gennaio di quest’anno, infatti, l’indice della produzione di birra è aumentato di 3,5 punti rispetto allo stesso mese del 2016. Tutto ciò mentre in Italia la produzione industriale ha registrato il calo più elevato in Europa: -2,3%, contro +0,9% nella zona euro. Nella produzione di birra, tuttavia, l'Italia ha registrato tassi di crescita superiori alle altre nazioni segnando un aumento del 9,4% tra il 2010 e il 2015, seguita dalla Spagna con il 4,7%. Al contrario il Regno Unito e l’Olanda hanno visto una contrazione rispettivamente del 2,1% e dello 0,9%, mentre nello stesso periodo in Germania la produzione è stata pressoché stagnante (-0,1%). Il forte incremento degli indici di produzione e consumo di birra in Italia, però, va rapportato alla ridotta dimensione del mercato rispetto a quella dei maggiori Paesi europei. Quello italiano, infatti, è solamente il decimo in termini di produzione, mentre i consumi pro capite di birra italiani sono tra i più bassi in Europa assieme a quelli della Francia (dati Istat).
Birra e occupazione
Quello che è certo è che il settore italiano della birra, con l’aumento dei consumi e della produzione nazionale, contribuisce a produrre ricchezza e benessere nel nostro Paese. Nell’ambito dell’intera filiera produzione-consumo è l’industria, in particolare, a dare segni di vitalità. Il giro d’affari dei maggiori produttori di birra è stimabile in circa 2 miliardi di euro nel 2016, con una crescita nell’ultimo decennio del 21% (stima su dati Istat). Si tratta di un settore dalla solida struttura industriale, con le prime dieci aziende (per fatturato) che coprono l’86,1% circa del volume d’affari dell’intero comparto italiano (stime Althesys). Sono imprese che non solo producono birra di ottima qualità, ma che con la loro produzione hanno generato 370 milioni di euro di valore aggiunto nel 2015 (+3,3% rispetto all’anno precedente), di cui un 43,8% andato alle risorse umane impiegate. Guardando ancora alle dieci maggiori aziende sappiamo che il loro contributo all’occupazione, nel 2015, è stato di 2.387 unità, pari al 44,6% dei dipendenti del settore (stime Althesys). Si può dire che dal 2010 l’industria brassicola ha apportato un evidente contributo positivo all’occupazione nazionale. In particolare, il numero di birrifici sul territorio nazionale è cresciuto in totale del 123%, a fronte di un incremento medio dell’83% nei 28 Paesi dell’Unione Europea. Un andamento positivo che non crea benefici solo per la grande industria, ma contribuisce al benessere diffuso con la nascita di nuova imprenditorialità. Significativo è, infatti, l’aumento del numero di microbirrifici in Italia, arrivati a più di 500 unità nel 2015 (fonte Assobirra). Questo trend di crescita delle imprese, grandi e piccole, industriali ed artigianali, ha creato nuova occupazione. E lo ha fatto con tassi di crescita inusuali nel nostro Paese: i dipendenti diretti sono saliti del 34% tra il 2010 e il 2015, mentre nello stesso periodo di tempo in Italia l'occupazione complessiva è calata dello 0,3% (fonte Istat).
Import/Export
Da ultimo poi è interessante considerare il la bilancia commerciale italiana nel settore della birra. Gli scambi commerciali con l’estero vedono ancora una netta prevalenza delle importazioni. Nel 2015 la birra importata ha rappresentato il 37,3% dei consumi italiani, di cui grandi quantità di basso valore provenienti dalla Germania, penalizzando l’industria italiana con prodotti del segmento basso del mercato. Anche qui però i segnali positivi ci sono e arrivano dalle esportazioni, che nell’ultimo decennio hanno registrato un trend in forte crescita, migliorando la nostra bilancia commerciale. L’export nel 2011 era fermo a 2 milioni di ettolitri venduti, mentre nel 2015, con quasi 2,3 milioni di ettolitri spediti al di fuori dei confini nazionali (+14% sul 2014), è stato segnato un nuovo, importantissimo, record (dati AssoBirra).